PARROCCHIA SAN FELICE DA CANTALICE VERSO IL NUOVO ANNO PASTORALE 2018/19
Carissimi fratelli e sorelle, innanzitutto mi auguro che durante l’estate abbiate goduto di un tempo congruo di riposo e di recupero di energie, soprattutto coloro che sono stati provati da un disagio, dalla malattia o dal lutto.
Nell’incontro diocesano di maggio il nostro Vescovo Papa Francesco ci ha rivolto questo invito:
“Come avrete capito, vi sto invitando a intraprendere un’altra tappa del cammino della Chiesa di Roma: in un certo senso un nuovo esodo, una nuova partenza, che rinnovi la nostra identità di popolo di Dio, senza rimpianti per ciò che dovremo lasciare”. Una nuova partenza, da non fare da soli ma insieme a tutta la Chiesa di Roma, anche se poi ognuno potrà personalizzare a seconda della realtà locale…
Tra poco, con la festa di S. Francesco inizieremo il nuovo anno pastorale.
E’ il terzo da quando mi è stata affidata la responsabilità di presiedere la cura pastorale di questa Parrocchia, a cui ciascuno è chiamato a collaborare. Direi che dopo un tempo di studio e ascolto reciproco abbiamo iniziato a fare qualche piccolo passo nella direzione del rinnovamento e dell’adeguamento alla realtà… ma forse siamo ancora lontani dalla nuova partenza e nel dare risposta all’invito della “Evangelii gaudium” ad «abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così'» e «ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità».
All’inizio di questo terzo anno (e penultimo del mio mandato), dunque, mi sembra sia giunto il momento in cui dover decidere se voler dare un’accelerazione a questo processo di ripensamento e di ripartenza o continuare ad accontentarsi di come sono andate le cose finora…
Tra ciò che mi è capitato di leggere o ascoltare quest’estate voglio riproporvi un’osservazione fatta da S. Bernardo di Chiaravalle al Papa Eugenio III, già monaco cistercense, intorno al 1150: “Non risulta davvero che si sia mai presentato in pubblico (l’apostolo Pietro) bardato di gemme o in cappe di seta, o coperto d’oro, o montando un bianco destriero o scortato da soldatesche o assiepato da un corteo vociante di ministri… sotto questo aspetto tu non sei il successore di Pietro, ma di Costantino”.
Allargando il discorso dall’aspetto della povertà a tanti ambiti della vita ecclesiale mi verrebbe da chiedere: vogliamo essere una Chiesa che nasce dall’incarnazione del Vangelo nella contemporaneità o vogliamo rimanere una Chiesa Costantiniana (dispensatori di poteri celesti, burocrati affamati di incarichi, attori di liturgie che non sono altro – anche nel loro piccolo – che lo scimmiottamento delle parate imperiali o delle corti medioevali)?
Perché certi passaggi possano essere no compiuti, che ci vorranno secoli, ma quantomeno avviati o comunque avvertiti consapevolmente come necessari, è necessario un cammino comune (cioè fatto realmente insieme) di analisi e di discernimento per aprirci verso il nuovo che verrà e non per difendere le posizioni acquisite e sulle quali ce ne restiamo comodamente adagiati o polemicamente arroccati.
Pertanto, io vorrei invitarvi a continuare a riflettere su alcuni punti che ho indicato nell’assemblea di giugno e dai quali vorrei si ripartisse nel progettare i passi comuni del nuovo anno pastorale.
La priorità della Parola di Dio.
La nostra comunità parrocchiale ancora organizzata intorno ai ‘servizi di culto’ non è stata capace di una “alfabetizzazione biblica” della maggior parte degli appartenenti e di far lievitare la consapevolezza che una fede adulta oggi non può prescindere dall’ascolto competente, appassionato, meditativo e attualizzante della Parola di Dio.
E’ qui che bisogna ulteriormente concentrare gli sforzi in ogni celebrazione e preghiera, negli incontri formativi, nell’esperienza comunitaria di attualizzazione.
La centralità delle relazioni.
Se molti all’esterno pensano la Parrocchia solo come agenzia che fornisce certi servizi, i più addentrati la pensano come un qualcosa di cui fare uso (fornire assistenza, locali, strumenti…) per percorsi socio/spirituali o iniziative individuali e di gruppo, così che corre il rischio di diventare un “non luogo”, un arcipelago di realtà autoreferenziali e non connesse tra loro.
E’ ora di far tornare la Parrocchia “luogo” dove ci si incontra, accoglie, accompagna, sostiene (e non solo per qualche occasione)… esperienza fraterna che motiva l’appartenere e la decisione di condividere un progetto… dove il “noi” e il “nostro” è superiore al “me” e al “mio”.
A ognuno il proprio compito.
La lotta di Papa Francesco contro il clericalismo è un invito a riscoprire che comportamento evangelico e comportamento clericale non sono la stessa cosa e che ogni battezzato ha il suo ruolo nella Chiesa.
Ora è clericalismo un parroco (e un presbiterio) accentratore, smanioso di leadership, controllore o tendente all’uniformità… ma è clericalismo anche un laicato servile, compiacente, smanioso di visibilità e gratificazione… è clericalismo anche proporsi come unici, necessari e non alternabili…
E’ l’ora del ricambio… nessun servizio deve essere vissuto come un privilegio personale o come un compito a vita! Diamoci un tempo di serio discernimento per individuare le persone, lasciamoci affiancare, accompagniamole nelle crescita, prepariamole a sostituirci…
Clericalismo è essere sempre le stesse persone ad assumere le responsabilità, a fare discernimento sulle cose o a dirigerne l’attuazione, a occupare più che a fare spazio… siamo spremuti… apriamo agli altri…
Miei cari, queste sono cose che vi ho detto con libertà e sincerità… mi sembrano urgenti, anche se non più importanti di altri aspetti che non ho toccato, consapevole che da qualche parte dobbiamo pure iniziare…
Da parrocchiano, più che da parroco, se devo essere sincero fino in fondo, penso che la nostra parrocchia non possa vivere una nuova stagione senza un presbiterio che sappia fare ‘gioco di squadra’ (come non è avvenuto fino ad oggi per eterogeneità di preparazione, vedute, metodi…) ma anche senza un laicato che abbia la necessaria formazione e sia capace di andare oltre le simpatie personali o la particolarità della propria esperienza…
Di queste cose vorrei parlarne con tutte le persone e in particolare con quelle che sono partecipi più dal di dentro delle varie realtà parrocchiali e che qui elenco sperando di non tralasciarne nessuna:
Accoliti, Animatori del canto, Caritas, Catechisti, Comitato, Comunità neocatecumenali, Diaconi, Felicemente attori, Formatori degli adulti (Battesimi, Cresime, Matrimoni), Gruppo catechesi, Gruppo giovani, Gruppo anziani, Gruppo famiglie, Lettori, Ministri della comunione, Ofs, Presbiteri, Religiose (Benedettine, Francescane, San Vincenzo), Rinnovamento nello Spirito, San Vincenzo, Treno a Vapore.
L’incontro con ciascuna realtà potremmo tenerlo la prossima settimana da lunedi 10 a venerdi 15 settembre o alle ore 18,30 o alle ore 21 (basta che vi mettiate d’accordo tra voi e melo comunichiate).
Sabato 16 potremmo tenere un’assemblea generale alle ore 16,00, celebrare l’Eucaristia alle ore 18,00 e poi cenare insieme, come sempre portando qualcosa da condividere.
Un fraterno abbraccio a tutti
Fra’ Mario F.
FESTA DI SAN FELICE 2018
Carissimi fratelli e sorelle,
eccoci giunti ad uno degli appuntamenti più significativi del nostro anno sociale: la Festa del nostro Patrono San Felice.
Quest’anno insieme alle altre Parrocchie della Diocesi abbiamo dedicato ampi spazi di riflessione alla verifica sulle malattie spirituali che ci impediscono di vivere in pieno l’esperienza di fede di evangelizzare la nostra vita e di appassionare chi ci vive intorno a questa grande risorsa del Vangelo.
Credo che per vivere con frutto i giorni della festa sia bene chiedersi: quale contributo può offrire alla guarigione dei miei malesseri interiori la conoscenza di San Felice e il seguire in qualche modo i suoi passi su queste vie (da una parte le stesse e dall’altra completamente diverse) di Roma?
Sentire Felice, con l’espressione usata da Papa Francesco nell’ultima bellissima Esortazione “Gaudete et exsultate”, come il “Santo della porta accanto”, un fratello con cui sarà piacevole e formativo percorrere un tratto di strada insieme e scoprire quello che potremmo essere noi (in via di guarigione) ogni giorno l’uno per l’altro.
“Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”. (G E 7)
Ho pensato quest’anno di offrire alla venerazione di tutti un’immagine di San Felice che proviene da
una edicola del muro di cinta del Convento di Monte San Giovanni Campano (puoi leggerne la storia nell’apposito opuscolo), è quasi cancellata dal tempo e il restauro recentemente eseguito ne fa appena intravedere i tratti dei volti (di Felice e del Bambino Gesù). L’immagine è accompagnata dalla scritta “FRA FELIX”, non ci sono cioè né i titoli di beato prima (1625), né di santo (1712) … vorrei accoglierlo proprio come
un rimando alle cose semplici della quotidianità
dove ciascuno è chiamato a esprimere il meglio di sé e farne dono agli altri..
Viviamo con entusiasmo e partecipazione le ‘cose solite’ che caratterizzano la nostra festa, per stare insieme a Felice e ai “santi della porta accanto” (a qualsiasi cultura o religione appartengano), che forse da troppo tempo per pigrizia o per i pregiudizi accumulati non frequentiamo più, con i quali non sappiamo collaborare e gioire più.
Nella Cappella a fianco dell’altare, inoltre, da qualche mese c’è il Crocifisso davanti al quale potrebbe aver pregato San Felice… non sarebbe male se in questi giorni vi facessi una sosta per pregare in modo più profondo del solito e lì:
Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23). Quando senti
la tentazione di invischiarti nella tua debolezza, alza gli occhi al Crocifisso e digli: “Signore, io sono un poveretto, ma tu puoi compiere il miracolo di rendermi un poco migliore”. ( G E 15)
Inizieremo e concluderemo, inoltre, la nostra festa con due ‘Pellegrinaggi’: uno al santuario del Divino Amore e l’altro per le vie della nostra Parrocchia… due momenti di preghiera, due esperienze ancora di guarigione, di crescita interiore, con Felice alla scuola di Maria:
Lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù…
Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…». (G E 176)
Buona festa a tutti!
fra’ Mario
Buona_Pasqua
Sorelle e fratelli carissimi,
Buona Pasqua a tuttl voi da noi frati cappuccini. Un augurio certa mente fatto di reciprocità, perché espressione di quanto ciascuno di noi ha nel cuore di rivolgere all'altro in questo giorno straordinario in cui il Cristo Risorto regala a ognu no di noi nuova luce, nuova pace, nuova vita.
Nel recentissimo libro/intervista "Dio è giovane", u n contributo in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi sui Giovani, alla domanda "quali sono le caratteristiche che non devono mai mancare in un giovane?" Papa Francesco risponde: "entusiasmo, gioia, senso dell'umorismo, coerenza, fecondità: donare la vita agli altri".
"Dio è giovane, è sempre nuovo" ... sono le parole che aprono il libro, parole, penso, particolarmente adatte per questa festa di Pasqua. Giovani e nuovi, i nostri giovani, quindi della "stessa pasta di Dio"...
Giovani e nuovi, sorelle e fratelli, anche ciascuno di noi che sperimentiamo lo straripante amore di Dio nell'incontro con il Signore Risorto che vuole renderci "della stessa pasta di Dio"... sempre
nuovi.
E allora, io credo, che "entusiasmo, gioia, senso dell'umorismo..." sono caratteristiche che non devono mancare in nessuno di noi, non per sentirci sempre giovani, ma per vivere in modo unico e non ripetitivo il miracolo della Pasqua, questo giorno "altro" che non è semplicemente la continuazione di ieri, ma qualcosa di realmente e profondamente nuovo, regalo di Dio inaspettato e fecondo, che ridà alla vita quella passione e quello slancio che ogni tanto perdiamo in questo mare di banalità, di tristezze e di paure in cui il nostro mondo si va lentamente trasformando.
Sorelle e fratelli, gli auguri di Pasqua, per quanto possiamo condirli di espressioni abituali e retoriche, possiedono comunque una forza straordinaria che può entrare nella vita di ciascuno di noi, quale che sia il momento che stiamo attraversando: Cristo è Risorto, è vivo... Dio è sempre nuovo... e fa vivi e nuovi tutti noi, pronti a cominciare daccapo, mossi dal desiderio di assaporare quella gioia che regala solo il saper amare oltre ogni misura.
Buona Pasqua!
fra' Mario
Buon anno 2018
Carissimi fratelli e sorelle,
a ciascuno/a di voi l'augurio fraterno e sincero che questo nuovo Anno sia il più buono possibile!
Stavo rileggendo l'augurio che vi avevo rivolto l'anno scorso ... centrato sull'invito ad uscire dal letargo ... ve lo ricordate? Forse no ... e forse ancor prima di ricordare vi lascerete andare all'osservazione classica di questi giorni: Dio mio, è già passato un altro anno ... come corre il tempo ...
E’ proprio vero ... il tempo corre più veloce che mai. .. sarà per le mille cose che ci proponiamo di fare ... sarà per la tentazione propria di questo mondo capitalistico per cui dobbiamo sempre arrivare prima degli altri ... sarà pureperché invecchiando sentiamo di avere sempre meno tempo a disposizione ...
Il tempo corre ... eppure gli obbiettivi che ci proponiamo di raggiungere sembrano diventare ogni giorno più
lontani ...
Quanti ne abbiamo centrati infatti di quelli che ci eravamo proposti all'inizio del 2017?
Aldilà della risposta (positiva o negativa) che possiamo offrire a questa domanda, o, forse, proprio a partire da questa risposta io credo che dobbiamo cominciare ad essere meno schiavi della frettolosità e della frenesia ... altrettanto positivo quanto il raggiungimento di un obbiettivo è, infatti, avviare il cammino e fare i passi giusti verso di esso ... così come l'alternativa giusta ad un eccessiva 'accelerazione' dovrà essere
l'essenzializzazione, lo spogliarsi cioè della zavorra che rende faticoso il nostro cammino quotidiano e non ci
permette di gustare i piccoli passi in avanti compiuti.
Per questo più che augurarci qualcosa di estremamente nuovo è opportuno che ci invitiamo a progredire, a crescere, a sviluppare e migliorare quanto abbiamo iniziato e a lasciarci provocare da tutto il nuovo che ci viene incontro ...
Sono, infatti, convinto che abbiamo già nel nostro bagaglio tutta una serie di risorse che non vanno custodite e difese come un tesoro geloso ed esclusivo ... così come abbiamo tutta una serie di elementi da relativizzare se davvero vogliamo percorrere una strada comune, nella valorizzazione e armonizzazione delle diversità, così come nella convergenza di vedute, metodi e stili di vita davvero rivolti al bene di tutti.
Personalmente guardo alla realizzazione dell'Ostello per i senza fissa dimora (al quale si può contribuire in idee e sostegno economico) come ad un'opera che contribuirà a farci rivedere come possiamo il tempo, dedicandone un po' di più agli altri, a farci lavorare insieme con sempre più stima reciproca, a renderci più sobri e quindi più partecipi e incisivi nei processi di miglioramento di questa società caratterizzata da grandi ingiustizie e povertà.
Anche quest'anno vi invito, infine, a chiudere le festività natalizie, passando Una giornata insieme domenica 14 gennaio nel Convento di Fiuggi, per fare in spirito fraterno discernimento
sul nostro percorso.
Auguri, fra' Mario
Natale2017
Carissimi fratelli e sorelle,
un grande augurio a ciascuno di noi perché tutte le cose belle di questi giorni, emozioni, Incontri, esperienze ... possano aiutarci a crescere nell'essere cordiali e pacifici, equilibrati e tolleranti, accoglienti e servizievoli.Le feste del Tempo di Natale hanno sempre il sapore della speranza:tornare a celebrare la nascita di Gesù, il suo essere stato bambino è per noi un invito a dare Inizio a qualcosa di nuovo nella nostra vita, nella consapevolezza che quando si è circondali di vera umanità è sempre possibile ricominciare ...
Le feste di fine anno vecchio e inizio anno nuovo si muovono nella stessa direzione, augurio di novità e di benessere ... anche se suppongono un momento di analisi e un'assunzione di responsabilità ... non ci sarà mai nulla di nuovo, infatti, senza far diventare risorsa quanto di bene o di problematico si è vissuto nel tempo appena passato, così come senza elaborare un itinerario concreto che ci porti a raggiungere qualche obbiettivo che esprima la nostra crescita ...
E allora, cari fratelli e sorelle, proviamo a vivere con accresciuto entusiasmo, e con quella responsabilità che sa farsi passione, questi giorni del Natale…. tenendo presente che se è importante andare a trovare il bambino Gesù nella grotta, probabilmente è assai più importante il come si esce dalla grotta ... dalla grotta luminosa del Signore, come dalle grotte tenebrose del nostro individualismo, della nostra presunzione. del nostro utilitarismo, da quella grotta ogni giorno più fonda, fonte di depressione e di nevrosi, che è l'accontentarsi di proseguire come si è sempre fatto, convinti che nessuno ha da proporci qualcosa di più ragionevole e saggio…. .
La grotta di Betlemme è fatta per incontrare e per uscirne gioiosi, pacifici e solidali ... la grotta della parrocchia va vissuta allo stesso modo, evitando la tentazione di ricavare in un qualche angoletto la propria nicchia a fare le belle statuine, a ripetere sempre gli stessi rituali, a seppellirsi nell'insignificanza. Mi é piaciuto questo passaggio degli auguri di Natale di Papa
Francesco alla Curia Vaticana, proviamo a rifletterci e a chiederi in che modo ciascuno di noi e la nostra comunità tutta possiamo muovere passi nuovi nel cammino di ogni giorno.
" ... il Natale ci ricorda però che una fede che non ci mette in crisi è una fede in crisi; una fede che non ci fa crescere è una fede che deve crescere; una fede che non ci interroga è una fede sulla quale dobbiamo interrogarci; una lede che non ci anima è una fede che deve essere animata; una fede che non ci sconvolge è una fede che deve essere sconvolta. In realtà, una fede soltanto intellettuale o tiepida è solo una proposta di fede, che potrebbe realizzarsi quando arriverà a coinvolgere il cuore, l'anima, lo spirito e tutto il nostro essere, quando si permette a Dio di nascere e rinascere nella mangiatoia del cuore, quando permettiamo alla stella di Betlemme di guidarci verso li luogo dove giace il Figlio di Dio, non tra i
re e il lusso, ma tra i poveri e gli umili.
Auguri, fra' Mario.