
Quaresima 2019
Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore.
Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia.
Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità.
Francesco (mess. Quaresima 2019)
Carissimi fratelli e sorelle,
iniziamo con il segno delle ceneri questo tempo liturgico che ha il suo centro nella Veglia Pasquale: ad essa ci prepariamo con la Quaresima; ad essa diamo una continuità nei 50 giorni fino a Pentecoste; e la estendiamo a tutto l’anno con la Pasqua domenicale, centro della nostra settimana.
Evitiamo, dunque, di iniziare la Quaresima, così come abbiamo fatto per tanti anni, come se fosse un tempo fine a se stesso di preghiere e pratiche particolari, di digiuni, di penitenze, di punizioni e di espiazioni… L’obiettivo della nostra vita di fede è vivere da risorti e, di conseguenza, il primo passo è lasciarci liberare da tutto ciò che lo impedisce, nella consapevolezza che quando il male comincia ad uscire dalla nostra vita, lì cominciamo a risorgere.
Il male, in tutte le forme in cui ci avvince e, in particolare, quelle in cui siamo più radicati (abitudini e dipendenze)… ma anche visto in un aspetto specifico, quello che riguarda me e noi, questa nostra comunità, al nostro interno, proprio quest’anno, in questa Quaresima.
L’anno scorso, di questi tempi, abbiamo riflettuto sulle malattie delle nostre comunità parrocchiali… Don Angelo, Vicario di Papa Francesco, sottolinea che anche in esse “divenute a volte chiuse e litigiose, si corre il rischio che Dio venga onorato e adorato ma fondamentalmente “messo a tacere”: la parola della riconciliazione, l’opera della Pasqua che consiste nel fare “dei due un solo uomo nuovo” (Ef 2,15) non viene riconosciuta, accolta e servita. L’amore di Cristo ci avvolge, ci possiede, ci spinge! Rifiutiamo ogni tentazione di stanchezza e di scoraggiamento, ma mettiamoci a collaborare con l’opera di Dio. Egli vuole riconciliare con sé il mondo in Cristo. Cominciamo dalla sua comunità, da quelli che credono in Lui. Non pensiamo di risolvere i conflitti schierandoci da una parte e pretendendo che gli altri vengano a chiederci scusa, ma annunciamo con le parole e con la vita il perdono di Dio”.
Dunque, siamo stati chiusi e litigiosi (come singoli e come gruppi)? Lo siamo ancora? Siamo pacificati solo in apparenza e non in profondità? Abbiamo imparato a non pestarci i piedi gli uni gli altri (abili a sopportarci) continuando ad idolatrare la nostra autosufficienza e a incensare le nostre pretese di superiorità (incapaci di fiducia, stima, collaborazione)? Continuiamo a tener duro sulla nostra visione delle cose senza fare passi verso gli altri e che abbiano sapore di futuro e di novità?
“Abbiamo molto peccato” e pecchiamo ancora… riconosciamo di non voler continuare così e di voler fare insieme qualche passo di riconciliazione e di apertura. Il calendario della Quaresima non ci serva allora solo per essere informati su qualche appuntamento (tra quelli che potrebbero interessarmi), ma ci fornisca l’opportunità di un camino condiviso nell’umiltà e con la massima disponibilità a convergere.
fra’ Mario

Natale 2018
Carissimi fratelli e sorelle, Buon Natale a tutti!
Pochi giorni fa, facendo gli auguri ai dipendenti della Santa Sede Papa Francesco poneva loro questa domanda: “ Il Natale è per eccellenza una festa gioiosa, ma spesso ci accorgiamo che la gente e forse noi stessi, siamo presi da tante cose e alla fine la gioia non c’è,o, se c’è, è molto superficiale. Perché?"
Non sarebbe male che passassimo qualche momento anche noi a riflettere su questa domanda proprio per non vivere il Natale superficialmente e accorgerci per l'ennesima volta che “la gioia non c'è”.
In questa prima parte dell'anno sociale. da settembre a Natale, abbiamo vissuto insieme a tutti i cristiani di Roma la tappa della memoria per riscoprire il cammino che il Signore ci ha fatto compiere in questi anni e come ci ha guidati fin qui, per arrivare a chiederci in profondità: chi è per noi questo Signore che ci guida e chi siamo noi? A quali altri esodi Egli ci chiama?
Ecco io vi proporrei, fratelli e sorelle, di fermarvi in questi giorni del Natale, magari quando in chiesa c'è più tranquillità, di fronte al presepio, di fronte all'immagine del bambino Gesù a chiedervi lungamente e profondamente: Chi sei Tu per me, Signore Gesù? E chi sono io che ho scelto di seguirti? Quali nuovi passi mi pro poni di fare?
lo vi proporrei nell'ultimo giorno dell'anno di fare ancora una lettura sapienziale del tempo trascorso per chiederci quali tra 'e tante che abbiamo vissuto sono le cose che Dio ci ha messo davvero nel cuore. o quanti frutti sono maturati intorno a noi e magari non ce ne siamo neanche accorti?
E così di riflessione in riflessione ritrovare quella gioia che nasce dallo scoprirci diversi da come eravamo prima, da quel piccolo passo avanti che ci è costato fatica, ma ci ha liberati dalle nostre visioni grigie e inconcludenti, perché abbiamo incontrato di nuovo il Signore ..Gesù Cristo: la luce che può illuminare la v it a e trasformare le nostre tenebre in luce; la luce del bene che vince il male; la luce dell'amore che supera l'odio: la luce della vita che sconfigge la morte; la luce divina che trasforma in luce tutto e tutt i; la luce del nostro Dio: povero e ricco, misericordioso e giusto, presente e nascosto, piccolo e grande."
E torniamo al quotidiano, al quel delicato interfacciarci con persone come noi, con il loro carattere, i loro difetti e debolezze... ma anche i loro desideri, i pregi e gli sforzi... e lasciamo ce l'essere stati alla presenza del Signore (e il suo rimaner in noi) possa far sbocciare finalmente quelle troppe cose a cui fino ad oggi non siamo stati capaci di dare vita
Auguri a tutti

PARROCCHIA SAN FELICE DA CANTALICE VERSO IL NUOVO ANNO PASTORALE 2018/19
Carissimi fratelli e sorelle, innanzitutto mi auguro che durante l’estate abbiate goduto di un tempo congruo di riposo e di recupero di energie, soprattutto coloro che sono stati provati da un disagio, dalla malattia o dal lutto.
Nell’incontro diocesano di maggio il nostro Vescovo Papa Francesco ci ha rivolto questo invito:
“Come avrete capito, vi sto invitando a intraprendere un’altra tappa del cammino della Chiesa di Roma: in un certo senso un nuovo esodo, una nuova partenza, che rinnovi la nostra identità di popolo di Dio, senza rimpianti per ciò che dovremo lasciare”. Una nuova partenza, da non fare da soli ma insieme a tutta la Chiesa di Roma, anche se poi ognuno potrà personalizzare a seconda della realtà locale…
Tra poco, con la festa di S. Francesco inizieremo il nuovo anno pastorale.
E’ il terzo da quando mi è stata affidata la responsabilità di presiedere la cura pastorale di questa Parrocchia, a cui ciascuno è chiamato a collaborare. Direi che dopo un tempo di studio e ascolto reciproco abbiamo iniziato a fare qualche piccolo passo nella direzione del rinnovamento e dell’adeguamento alla realtà… ma forse siamo ancora lontani dalla nuova partenza e nel dare risposta all’invito della “Evangelii gaudium” ad «abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così'» e «ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità».
All’inizio di questo terzo anno (e penultimo del mio mandato), dunque, mi sembra sia giunto il momento in cui dover decidere se voler dare un’accelerazione a questo processo di ripensamento e di ripartenza o continuare ad accontentarsi di come sono andate le cose finora…
Tra ciò che mi è capitato di leggere o ascoltare quest’estate voglio riproporvi un’osservazione fatta da S. Bernardo di Chiaravalle al Papa Eugenio III, già monaco cistercense, intorno al 1150: “Non risulta davvero che si sia mai presentato in pubblico (l’apostolo Pietro) bardato di gemme o in cappe di seta, o coperto d’oro, o montando un bianco destriero o scortato da soldatesche o assiepato da un corteo vociante di ministri… sotto questo aspetto tu non sei il successore di Pietro, ma di Costantino”.
Allargando il discorso dall’aspetto della povertà a tanti ambiti della vita ecclesiale mi verrebbe da chiedere: vogliamo essere una Chiesa che nasce dall’incarnazione del Vangelo nella contemporaneità o vogliamo rimanere una Chiesa Costantiniana (dispensatori di poteri celesti, burocrati affamati di incarichi, attori di liturgie che non sono altro – anche nel loro piccolo – che lo scimmiottamento delle parate imperiali o delle corti medioevali)?
Perché certi passaggi possano essere no compiuti, che ci vorranno secoli, ma quantomeno avviati o comunque avvertiti consapevolmente come necessari, è necessario un cammino comune (cioè fatto realmente insieme) di analisi e di discernimento per aprirci verso il nuovo che verrà e non per difendere le posizioni acquisite e sulle quali ce ne restiamo comodamente adagiati o polemicamente arroccati.
Pertanto, io vorrei invitarvi a continuare a riflettere su alcuni punti che ho indicato nell’assemblea di giugno e dai quali vorrei si ripartisse nel progettare i passi comuni del nuovo anno pastorale.
La priorità della Parola di Dio.
La nostra comunità parrocchiale ancora organizzata intorno ai ‘servizi di culto’ non è stata capace di una “alfabetizzazione biblica” della maggior parte degli appartenenti e di far lievitare la consapevolezza che una fede adulta oggi non può prescindere dall’ascolto competente, appassionato, meditativo e attualizzante della Parola di Dio.
E’ qui che bisogna ulteriormente concentrare gli sforzi in ogni celebrazione e preghiera, negli incontri formativi, nell’esperienza comunitaria di attualizzazione.
La centralità delle relazioni.
Se molti all’esterno pensano la Parrocchia solo come agenzia che fornisce certi servizi, i più addentrati la pensano come un qualcosa di cui fare uso (fornire assistenza, locali, strumenti…) per percorsi socio/spirituali o iniziative individuali e di gruppo, così che corre il rischio di diventare un “non luogo”, un arcipelago di realtà autoreferenziali e non connesse tra loro.
E’ ora di far tornare la Parrocchia “luogo” dove ci si incontra, accoglie, accompagna, sostiene (e non solo per qualche occasione)… esperienza fraterna che motiva l’appartenere e la decisione di condividere un progetto… dove il “noi” e il “nostro” è superiore al “me” e al “mio”.
A ognuno il proprio compito.
La lotta di Papa Francesco contro il clericalismo è un invito a riscoprire che comportamento evangelico e comportamento clericale non sono la stessa cosa e che ogni battezzato ha il suo ruolo nella Chiesa.
Ora è clericalismo un parroco (e un presbiterio) accentratore, smanioso di leadership, controllore o tendente all’uniformità… ma è clericalismo anche un laicato servile, compiacente, smanioso di visibilità e gratificazione… è clericalismo anche proporsi come unici, necessari e non alternabili…
E’ l’ora del ricambio… nessun servizio deve essere vissuto come un privilegio personale o come un compito a vita! Diamoci un tempo di serio discernimento per individuare le persone, lasciamoci affiancare, accompagniamole nelle crescita, prepariamole a sostituirci…
Clericalismo è essere sempre le stesse persone ad assumere le responsabilità, a fare discernimento sulle cose o a dirigerne l’attuazione, a occupare più che a fare spazio… siamo spremuti… apriamo agli altri…
Miei cari, queste sono cose che vi ho detto con libertà e sincerità… mi sembrano urgenti, anche se non più importanti di altri aspetti che non ho toccato, consapevole che da qualche parte dobbiamo pure iniziare…
Da parrocchiano, più che da parroco, se devo essere sincero fino in fondo, penso che la nostra parrocchia non possa vivere una nuova stagione senza un presbiterio che sappia fare ‘gioco di squadra’ (come non è avvenuto fino ad oggi per eterogeneità di preparazione, vedute, metodi…) ma anche senza un laicato che abbia la necessaria formazione e sia capace di andare oltre le simpatie personali o la particolarità della propria esperienza…
Di queste cose vorrei parlarne con tutte le persone e in particolare con quelle che sono partecipi più dal di dentro delle varie realtà parrocchiali e che qui elenco sperando di non tralasciarne nessuna:
Accoliti, Animatori del canto, Caritas, Catechisti, Comitato, Comunità neocatecumenali, Diaconi, Felicemente attori, Formatori degli adulti (Battesimi, Cresime, Matrimoni), Gruppo catechesi, Gruppo giovani, Gruppo anziani, Gruppo famiglie, Lettori, Ministri della comunione, Ofs, Presbiteri, Religiose (Benedettine, Francescane, San Vincenzo), Rinnovamento nello Spirito, San Vincenzo, Treno a Vapore.
L’incontro con ciascuna realtà potremmo tenerlo la prossima settimana da lunedi 10 a venerdi 15 settembre o alle ore 18,30 o alle ore 21 (basta che vi mettiate d’accordo tra voi e melo comunichiate).
Sabato 16 potremmo tenere un’assemblea generale alle ore 16,00, celebrare l’Eucaristia alle ore 18,00 e poi cenare insieme, come sempre portando qualcosa da condividere.
Un fraterno abbraccio a tutti
Fra’ Mario F.

FESTA DI SAN FELICE 2018
Carissimi fratelli e sorelle,
eccoci giunti ad uno degli appuntamenti più significativi del nostro anno sociale: la Festa del nostro Patrono San Felice.
Quest’anno insieme alle altre Parrocchie della Diocesi abbiamo dedicato ampi spazi di riflessione alla verifica sulle malattie spirituali che ci impediscono di vivere in pieno l’esperienza di fede di evangelizzare la nostra vita e di appassionare chi ci vive intorno a questa grande risorsa del Vangelo.
Credo che per vivere con frutto i giorni della festa sia bene chiedersi: quale contributo può offrire alla guarigione dei miei malesseri interiori la conoscenza di San Felice e il seguire in qualche modo i suoi passi su queste vie (da una parte le stesse e dall’altra completamente diverse) di Roma?
Sentire Felice, con l’espressione usata da Papa Francesco nell’ultima bellissima Esortazione “Gaudete et exsultate”, come il “Santo della porta accanto”, un fratello con cui sarà piacevole e formativo percorrere un tratto di strada insieme e scoprire quello che potremmo essere noi (in via di guarigione) ogni giorno l’uno per l’altro.
“Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”. (G E 7)
Ho pensato quest’anno di offrire alla venerazione di tutti un’immagine di San Felice che proviene da
una edicola del muro di cinta del Convento di Monte San Giovanni Campano (puoi leggerne la storia nell’apposito opuscolo), è quasi cancellata dal tempo e il restauro recentemente eseguito ne fa appena intravedere i tratti dei volti (di Felice e del Bambino Gesù). L’immagine è accompagnata dalla scritta “FRA FELIX”, non ci sono cioè né i titoli di beato prima (1625), né di santo (1712) … vorrei accoglierlo proprio come
un rimando alle cose semplici della quotidianità
dove ciascuno è chiamato a esprimere il meglio di sé e farne dono agli altri..
Viviamo con entusiasmo e partecipazione le ‘cose solite’ che caratterizzano la nostra festa, per stare insieme a Felice e ai “santi della porta accanto” (a qualsiasi cultura o religione appartengano), che forse da troppo tempo per pigrizia o per i pregiudizi accumulati non frequentiamo più, con i quali non sappiamo collaborare e gioire più.
Nella Cappella a fianco dell’altare, inoltre, da qualche mese c’è il Crocifisso davanti al quale potrebbe aver pregato San Felice… non sarebbe male se in questi giorni vi facessi una sosta per pregare in modo più profondo del solito e lì:
Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23). Quando senti
la tentazione di invischiarti nella tua debolezza, alza gli occhi al Crocifisso e digli: “Signore, io sono un poveretto, ma tu puoi compiere il miracolo di rendermi un poco migliore”. ( G E 15)
Inizieremo e concluderemo, inoltre, la nostra festa con due ‘Pellegrinaggi’: uno al santuario del Divino Amore e l’altro per le vie della nostra Parrocchia… due momenti di preghiera, due esperienze ancora di guarigione, di crescita interiore, con Felice alla scuola di Maria:
Lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù…
Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…». (G E 176)
Buona festa a tutti!
fra’ Mario

Buona_Pasqua
Sorelle e fratelli carissimi,
Buona Pasqua a tuttl voi da noi frati cappuccini. Un augurio certa mente fatto di reciprocità, perché espressione di quanto ciascuno di noi ha nel cuore di rivolgere all'altro in questo giorno straordinario in cui il Cristo Risorto regala a ognu no di noi nuova luce, nuova pace, nuova vita.
Nel recentissimo libro/intervista "Dio è giovane", u n contributo in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi sui Giovani, alla domanda "quali sono le caratteristiche che non devono mai mancare in un giovane?" Papa Francesco risponde: "entusiasmo, gioia, senso dell'umorismo, coerenza, fecondità: donare la vita agli altri".
"Dio è giovane, è sempre nuovo" ... sono le parole che aprono il libro, parole, penso, particolarmente adatte per questa festa di Pasqua. Giovani e nuovi, i nostri giovani, quindi della "stessa pasta di Dio"...
Giovani e nuovi, sorelle e fratelli, anche ciascuno di noi che sperimentiamo lo straripante amore di Dio nell'incontro con il Signore Risorto che vuole renderci "della stessa pasta di Dio"... sempre
nuovi.
E allora, io credo, che "entusiasmo, gioia, senso dell'umorismo..." sono caratteristiche che non devono mancare in nessuno di noi, non per sentirci sempre giovani, ma per vivere in modo unico e non ripetitivo il miracolo della Pasqua, questo giorno "altro" che non è semplicemente la continuazione di ieri, ma qualcosa di realmente e profondamente nuovo, regalo di Dio inaspettato e fecondo, che ridà alla vita quella passione e quello slancio che ogni tanto perdiamo in questo mare di banalità, di tristezze e di paure in cui il nostro mondo si va lentamente trasformando.
Sorelle e fratelli, gli auguri di Pasqua, per quanto possiamo condirli di espressioni abituali e retoriche, possiedono comunque una forza straordinaria che può entrare nella vita di ciascuno di noi, quale che sia il momento che stiamo attraversando: Cristo è Risorto, è vivo... Dio è sempre nuovo... e fa vivi e nuovi tutti noi, pronti a cominciare daccapo, mossi dal desiderio di assaporare quella gioia che regala solo il saper amare oltre ogni misura.
Buona Pasqua!
fra' Mario