panor ridotta

 

{tab= Libri Liturgici}

BENEDIZIONALE: è un volume di colore marrone che contiene le diverse formule di Benedizione ;


EVANGELARIO: è un grosso volume che riporta solitamente i quattro vangeli, diversamente dal lezionario che contiene anche tutti gli altri testi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Questo libro ha un’importanza speciale per il fatto che presenta tutta quanta la predicazione di Gesù con particolare risalto. Nella processione di ingresso in forma solenne è bene portare anche l’Evangelario.


LEZIONARIO: si tratta di una vera e propria collana di libri, dalla copertina color verde, che presentano in gran parte l’Antico e il Nuovo Testamento. Sul lezionario troviamo le letture, il salmo responsoriale, il canto e il Vangelo.


  LIBRETTI PER LA CONCELEBRAZIONE: sono dei piccoli libri rossi che contengono le preghiere eucaristiche per la concelebrazione. Si distribuiscono ai concelebranti durante il canto del Santo e si ritirano durante il Padre Nostro.


MESSALE: è un grosso volume, di colore rosso, che contiene le orazioni, i prefazi, le parti fisse e quelle variabili e le preghiere eucaristiche di consacrazione. In sintesi: presenta tutte le parti della Messa escluse le letture e il Vangelo.


MESSALE MARIANO: è un messale voluto da Giovanni Paolo II, e contiene solo orazioni e formule per messe votive alla Madonna.


PREGHIERA DEI FEDELI: è un piccolo libretto rosso che contiene le varie formule della preghiera dei fedeli.


RITUALI: sono i libri che contengono i riti per la celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali. Ricordiamo i rituali di uso più comune: quello del Battesimo; della Cresima; della Penitenza; del Matrimonio; dell’Unzione degli Infermi e delle Esequie.

{tab= Il Messale Mariano}

IL MESSALE MARIANO

Il Messale mariano La raccolta di Messe in onore della Beata Vergine Maria, ci permette di valorizzare in maniera adeguata l'inestimabile patrimonio con cui il popolo cristiano ha espresso ed esprime il suo particolare attaccamento alla Madre del Signore. Infatti, attraverso i tempi, il popolo cristiano ha manifestato in diversi modi la venerazione, tenera e forte, a Santa Maria, sua patrona e signora. Particolarmente in Italia, feste, santuari, immagini, edicole poste nelle antiche mura, nei borghi, agli incroci stradali o fra le pareti domestiche, tramandano a noi quest'inno di speranza e di amore innalzato alla Vergine, a cui hanno concorso liturgia e pietà popolare.

Nella celebrazione del mistero di Cristo, la Chiesa spesso commemora la Beata Vergine Maria, intimamente associata a suo Figlio, sottolineandone le straordinarie virtù e, poichè sull'altare della croce le fu affidata come madre da Cristo, la onora con amorosa piet? invocando incessantemente il suo patrocinio; la sente compagna e sorella nel cammino della fede e nelle angosce della vita.

In seguito all'approfondimento della dottrina sulla Beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa compiuto dai Padri nel Concilio Ecumenico Vaticano II e nell'emanazione dei principi e delle norme per il rinnovamento della liturgia, le Chiese particolari e molti Istituti Religiosi hanno iniziato una grande opera di revisione dei Propri delle Messe alla luce dei testi liturgici classici, degli scritti dei santi Padri d'Oriente e d'Occidente e del Magistero ecclesiastico, armonizzando sapientemente espressioni antiche e contemporanee. In quest'opera di rinnovamento anche le Messe della Beata Vergine Maria, dopo un'accurata revisione, sono state emendate o ne sono state composte di nuove. Risultato di questa laboriosa attività è stato un complesso di formulari, molti dei quali veramente pregevoli per dottrina, per valore spirituale e bellezza dei testi. "Pertanto, in accoglimento della richiesta avanzata da molti pastori e fedeli e soprattutto dai rettori dei santuari mariani, è sembrato opportuno fare una silloge dei più significativi, disponendoli secondo l'ordinamento dell'anno liturgico, perch? anche grazie a tale strumento sia incrementata la genuina pietà delle comunità e dei singoli fedeli verso la Madre del Signore. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha approvato la Raccolta delle Messe della Beata Vergine Maria, che pu? essere considerata come un'appendice del Messale Romano, e ne ha ordinato la pubblicazione."

1 Il Concilio Vaticano II, infatti, nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium, dopo aver esposto la dottrina cattolica sulla natura della venerazione alla santa Madre di Cristo, esorta "tutti i figli della Chiesa, perch? generosamente promuovano il culto, specialmente liturgico, verso la Beata Vergine".

2 Lo stesso Concilio, nella Costituzione sulla Sacra Liturgia, aveva illustrato l'esperienza della Chiesa Universale riguardo al culto liturgico reso alla Vergine: "Nella celebrazione del ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore Maria Santissima Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera della salvezza del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto pi? eccelso della redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere".

3 La liturgia romana, infatti, nel suo Calendario generale offre ai fedeli, non solo molteplici occasioni per commemorare nel corso dell'anno liturgico la partecipazione della Beata Vergine al mistero della salvezza, ma anche preziose testimonianze di piet? mariana nel Messale, nella Liturgia delle Ore e in altri libri liturgici, alcuni dei quali contengono apposite celebrazioni per venerare la memoria dell'umile e gloriosa Madre di Cristo.



La consuetudine di dedicare il sabato alla Beata Vergine Maria, sorta nei monasteri carolingi alla fine del secolo VIII, si diffuse ben presto in tutta l'Europa e fu accolta anche nei libri liturgici di molte Chiese locali divenendo quasi patrimonio degli Ordini religiosi di vita evangelico-apostolica, che cominciarono a fiorire all'inizio del secolo XIII. Con la riforma liturgica, seguita al Concilio di Trento, tale consuetudine fu introdotta nel Messale Romano. Il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II ha dato alla memoria di Santa Maria in sabato nuovo risalto e nuovo vigore: ha reso pi? frequente la possibilit? di celebrarla accrescendone il numero di formulari e delle letture bibliche e rinnovando i testi eucologici.



Le Messe in onore della Beata Vergine Maria traggono la loro origine e il loro valore nell'intima partecipazione della Madre di Cristo alla storia della salvezza. La Chiesa, infatti, celebrando il ruolo della Madre del Signore nell'opera della redenzione o i suoi privilegi di grazia, celebra anzitutto i fatti salvifici a cui, secondo il disegno di Dio, la Beata Vergine fu associata, in vista del mistero di Cristo.



La liturgia, erede della dottrina e del linguaggio dei Santi Padri, per esprimere l'esemplarit? della Beata Vergine usa vari termini:

modello, soprattutto quando vuol mettere in luce la sua santit? proponendola all'imitazione dei cristiani quale fedele ancella del Signore (cfr. Lc 1,38; 2,48) e perfetta discepola di Cristo;



figura, quando vuole indicare che la vita e la condizione esistenziale di Maria (vergine, sposa, madre) prefigurano la vita della Chiesa e sono di guida ai suoi passi nel cammino della fede e nella sequela del Signore;

immagine, quando intende sottolineare che in Maria, già perfettamente configurata al Figlio suo, la Chiesa "contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere". Perciò la Chiesa nella sacra liturgia invita i fedeli ad imitare la Beata Vergine soprattutto per la fede e l'obbedienza con cui ader? amorosamente al progetto salvifico di Dio. In particolare, gli inni e i testi eucologici mostrano una ricca e splendida serie di virt? che la Chiesa, nella sua secolare esperienza di preghiera e di contemplazione, guidata dallo Spirito Santo, ha scoperto nella Madre di Cristo.



L'esemplarità della Beata Vergine, che emerge dalla stessa azione liturgica, induce i fedeli a conformarsi alla Madre per meglio conformarsi al Figlio inducendoli a celebrare i misteri di Cristo con gli stessi sentimenti ed atteggiamenti con cui la Vergine fu accanto al Figlio nella nascita e nell'epifania, nella morte e nella risurrezione.

Li incita, cioè, a:

- custodire premurosamente la Parola di Dio e a meditarla amorosamente;

- a lodare Dio con esultanza e a rendergli grazie con gioia;

- a servire fedelmente Dio e i fratelli e a offrire generosamente per loro anche la vita;

- a pregare il Signore con perseveranza e a implorarlo con fiducia;

- ad essere misericordiosi e umili;

- a rispettare la legge del Signore e a fare la sua volontà;

- ad amare Dio in tutto e sopra di tutto;

- a vegliare in attesa del Signore che viene.

Occorre che nella celebrazione delle Messe di Santa Maria, i sacerdoti e tutti coloro che hanno compiti pastorali, curino soprattutto che i fedeli comprendano che il sacrificio eucaristico ? il memoriale della morte e della risurrezione di Cristo e li invitino a parteciparvi pienamente ed attivamente preoccupandosi di mostrare il valore esemplare della figura di Maria, la cui imitazione giova molto alla santificazione dei fedeli.



La raccolta di Messe della Beata Vergine Maria, approvata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II e promulgata dalla Congregazione per il Culto Divina, si propone soprattutto di favorire, nell'ambito del culto alla Beata Vergine Maria, celebrazioni che siano ricche di dottrina e commemorino correttamente i fatti di salvezza compiuti da Dio Padre nella Beata Vergine, in vista del mistero di Cristo e della Chiesa. La promulgazione di tale Raccolta non apporta alcuna modifica n? al Calendario Romano Generale, promulgato il 21 marzo 1969, n? al Messale Romano, pubblicato in seconda edizione tipica il 27 marzo 1975, n? al Lezionario delle Messe, la cui seconda edizione reca la data del 21 gennaio 1981, n?, infine, al vigente ordinamento rubricale.

Struttura della raccolta di messe della Beata Vergine Maria

Poichè la Beata Vergine Maria è strettamente associata al mistero di Cristo, la Raccolta di Messe in suo onore è disposta secondo l'ordinamento dell'anno liturgico. Pertanto i quarantasei formulari della Raccolta, in relazione soprattutto al mistero che essi celebrano, sono distribuiti nei vari tempi dell'anno liturgico: nel Tempo di Avvento (tre formulari), nel Tempo di Natale (sei formulari), nel Tempo di Quaresima (cinque formulari), nel Tempo di Pasqua (quattro formulari), nel Tempo Ordinario (ventotto formulari).

I formulari del Tempo Ordinario sono suddivisi in tre sezioni:

- la prima comprende undici formulari per celebrare la memoria della Madre di Dio, sotto i titoli tratti prevalentemente dalla Sacra Scrittura ed esprime il nesso Maria-Chiesa;

- la seconda presenta nove formulari per venerare la memoria della Madre del Signore, sotto i titoli che esprimono la sua cooperazione nel promuovere la vita spirituale dei fedeli;

la terza propone otto formulari per la celebrazione della memoria della Santa Vergine Maria, sotto i titoli che manifestano la misericordiosa intercessione in favore dei fedeli.

Questo ordinamento fa sì che i momenti e i modi della cooperazione della Beata Vergine all'opera della salvezza siano celebrati nel tempo liturgico più adatto, e che sia messa in luce l'intima associazione della Madre del Signore alla missione della Chiesa.

Per favorire la preparazione della celebrazione eucaristica, a ciascun formulario ? premessa una introduzione di indole storica, liturgica e pastorale, in cui è brevemente spiegata l'origine della memoria o del titolo della Beata Vergine. Talvolta sono indicate le fonti del formulario ed è illustrata la dottrina che emerge dai testi biblici ed eucologici.

La Raccolta di Messe della Beata Vergine Maria conseguirà il fine pastorale che si propone, soltanto se dappertutto e da parte di tutti sarà usata correttamente.NOTE

1 Cfr. Decreto della Congregazione per il Culto divino - Roma, 15 agosto 1986.

2 N. 67.

3 Sacrosantum Concilium, n. 103

{tab= Il Lezionario}


1. Introduzione

Il 25 maggio 1969, dopo anni di intenso lavoro con la collaborazione di numerosi esperti in Sacra Scrittura e Liturgia e a seguito di ripetute consultazioni e sperimentazioni, veniva pubblicato il nuovo ordinamento delle letture della Messa: il lezionario appunto; un?opera poderosa e nuova nel suo genere. anche se ispirata alla tradizione liturgica di tutte le Chiese.

Il 21 gennaio 1981 veniva pubblicato nella sua forma integrale il fascicolo dei "Praenotanda", le Premesse al Lezionario; interessanti per il contenuto ricco e pregevole sul piano teologico, esegetico e celebrativo.

Questo incontro si propone di offrire una segnalazione degli aspetti pi? importanti con uno specifico rilievo ai criteri di ordinamento per un?utilizzazione pastorale pi? intelligente e pi? diligente, in modo da raggiungere quell?efficacia pastorale che resta il dichiarato scopo del Lezionario.

Il documento introduttivo non si limita a descrivere i principi metodologici che regolano la scelta dei brani biblici, ma indica anche i principi teologici fondamentali che giustificano la presenza della parola di Dio nella celebrazione liturgica e ne reggono l?interpretazione e l'attualizzazione. Analizzeremo il Proemio (l'introduzione), la Prima e la Seconda parte, cogliendone le istanze utili alla nostra prospettiva liturgico-pastorale.



2. L?INTRODUZIONE DELLE PREMESSE (Proemio)

Il proemio ? una sintesi della riflessione teologica circa il rapporto tra parola di Dio e celebrazione, tra parola e azione liturgica in concreto e quindi con l?assemblea celebrante, con la Chiesa adunata in assemblea.

Vogliamo analizzare da vicino alcune affermazioni:

- A - La parola di Dio manifesta la sua molteplice ricchezza nella diversit? delle celebrazioni liturgiche come nella diversit? delle assemblee che vi partecipano. In questa ottica si realizza uno scambio e un arricchimento per:

 -la parola che riceve una "nuova efficacia e interpretazione";

-la celebrazione che si fonda sulla parola e da questa trae forza per diventare un "nuovo evento" salvifico;

-l?assemblea che rilegge la Scrittura nell?oggi di Cristo.

La liturgia dunque ? luogo di una nuova ermeneutica biblica, quella stessa indicata da Cristo ai discepoli di Emmaus.

- B - Non una parte, ma tutta la Scrittura viene proclamata, l?Antico e il Nuovo Testamento, perch? Cristo ne rappresenta il legame, il centro, la pienezza, la spiegazione. Il suo mistero, come la sua persona, ? presente velato nell?antica alleanza come ? presente svelato nella nuova. Unico ? il mistero salvifico, quello di Cristo, nella fase della promessa e nella fase del compimento, come unico ? il mistero celebrato nella liturgia della parola e nella liturgia sacramentale: ambedue lo rievocano e lo perpetuano.

- C - Questo vale in modo specifico per il mistero eucaristico dove l?unit? tra la liturgia della parola e liturgia eucaristica risalta anche dalla venerazione che la Chiesa ha tributato sia alla parola che al Corpo di Cristo e dal fatto che mai essa procede alla celebrazione del memoriale del Signore senza leggere le Scritture che di lui parlano. Le due fasi celebrative possono considerarsi una sola mensa di Cristo, parola e cibo di vita alle quali la Chiesa si nutre e si rafforza; due momenti in cui la nuova alleanza con Dio viene annunciata e riproposta; due momenti, uno di ascolto e l?altro di offerta, intrinsecamente connessi da formare un unico atto di culto.

- D - Puntuali e ricche sono le affermazioni circa il rapporto tra parola di Dio e la chiesa, considerata nel momento liturgico e nell?attivit? quotidiana.
La parola di Dio ? destinata alla persona e nel nostro caso alla Chiesa convocata in assemblea. Se molteplice ? la ricchezza, la risonanza e l?efficacia della parola, molteplice ? pure l?atteggiamento, la reazione e il compito della chiesa nei confronti della parola, anche in base ai suoi ministeri.
Vi ? in fatti un compito interpretativo, un compito espositivo, un atteggiamento di ascolto e di risposta.

- E - Necessaria ? la sottolineatura alla risonanza della parola nella vita proprio a partire dall?ascolto liturgico della medesima. L?ascolto acquista questa capacit? di irradiazione per l?intervento dello Spirito. L?azione dello Spirito Santo non solo previene, accompagna e prosegue tutta l?azione liturgica, ma a ciascuno suggerisce nel cuore tutto ci? che nella proclamazione della parola di Dio vien detto per l?intera assemblea dei fedeli. Per intervento dello Spirito la parola ? stata messa per iscritto, per il suo intervento la parola diventa fondamento della celebrazione, risuona dagli orecchi al cuore e diventa "norma e sostegno di tutta la vita".



3. PRIMA PARTE DELLE PREMESSE

Fra le tante problematiche affrontate scegliamo quelle pi? inerenti ai nostri incontri cercando di coglierne le indicazioni pastorali.

A - L?impegno della proclamazione della parola:

diciamo "proclamazione", cio? annuncio solenne, importante, pubblico, di un evento che si trova all?origine dell?incontro, un modo particolare di leggere in una celebrazione che ? azione festosa di una comunit? che riscopre se stessa ascoltando.

Proclamare equivale propriamente a rendere pubblico, bandire, portare a conoscenza di un?assemblea un messaggio importante e nuovo; ad acclamare, dire a voce sostenuta e solenne il proprio assenso, anzi, la fede nel messaggio e in Colui che lo invia; a rivelare, a rendere noto agli uditori quello che Dio oggi vuol far loro conoscere, perch? siano provocati a dare una risposta.

Colui che proclama ? un araldo, un credente. La proclamazione ? un?azione ministeriale, quasi distaccata, aliena da accenti troppo personali, non passionale n? emotiva ma grave e solenne come di un evento; il ministro si proporr? di non mettere in evidenza se stesso o le proprie reazioni ma Colui che parla ora, fare da tramite e non da schermo. Il ministro "lettore" pertanto non si improvvisa: ? un "ministro" scelto allo scopo. In sua assenza possono sostituirlo laici "particolarmente idonei e preparati a compiere questo ministero". Idoneit? e preparazione che esige una preparazione tecnica e spirituale, cio? una formazione biblica e liturgica nell?inquadrare le letture nel loro contesto e coglierne il senso alla luce della fede, nel percepire il senso e la struttura della liturgia della parola e il suo rapporto con l?Eucaristia.

Non ?, per quanto concerne il lettore, questione di sesso o di et?, ma di reali capacit? di capire ci? che si legge e di farlo capire con il tono della voce, la dizione, l?articolazione delle parole, i ritmi, le pause, il fraseggio, gli stacchi, soprattutto, il rispetto dei vari generi letterari. Ma tutto questo, richiesto dalla natura della parola di Dio proclamata nell?atto liturgico di fronte all?assemblea cui ? rivolta, non si pu? seriamente ottenere da un lettore estemporaneo n? tantomeno da bambini. E? questione di verit?, di dignit?, di seriet?, anzi di fede: ? un servizio da rendere all?assemblea, non un favore da concedere al singolo fedele.

B - L?atteggiamento di ascolto da parte dell?Assemblea:

corrisponde alla proclamazione della parola. Sull?ascolto silenzioso ed adorante per poter accogliere e poi aderire alla parola insistono a ripetizione i documenti della riforma liturgica, non per ultimo quello dei Praenotanda che vede nell?ascolto la prima risposta alla parola: "Quando Dio rivolge la sua parola, sempre aspetta una risposta, la quale ? un ascolto e un?adorazione in Spirito e verit?. E? infatti lo Spirito Santo che rende efficace la risposta, in modo che ci? che si ascolta nella azione liturgica, si attui poi anche nella vita". Tanto pi? che "nell?ascolto della parola di Dio si edifica e cresce la Chiesa"; "nella liturgia della parola, per mezzo dell?ascolto della fede, anche oggi l?assemblea dei fedeli accoglie da Dio la parola dell?alleanza e a questa parola deve rispondere con la stessa fede.

Per diventare sempre pi? popolo della nuova alleanza "bisogna quindi che tutti i fedeli dispongano sempre il loro spirito all?ascolto gioioso della parola di Dio".

Quando si parla di "ascolto" ci si riferisce anche a quello "materiale" che esclude una lettura personale del testo biblico sui libri o foglietti, come del resto ? richiesto dalla parola viva, che ? mezzo di comunicazione tra due persone, tanto pi? che nel nostro caso il complesso rituale tende a mettere in evidenza che Dio parla "in questo momento" al suo popolo. Lo stadio parlato della parola ? quello originale, mentre lo stadio scritto ? posteriore e derivato.

Vi ? un valore psicologico nel far risuonare la parola al nostro apparato sensorio da cui arriva alla reazione cosciente interiore.

Diversamente dagli altri libri, la Bibbia contiene una parola detta prima di essere scritta e tale parola viene proclamata direttamente all?assemblea perch? ritrovi la sua forza e il timbro originali.

Detta all?assemblea innanzitutto, in quanto Dio si rivolge mediante il lettore al suo popolo, che ? un popolo in costante atteggiamento di ascolto (come Israele) e solo attraverso l?assemblea la parola raggiunge il singolo fedele. L?ascolto possiede quindi un valore di tipo psicologico, teologico, comunitario ed ? connaturale al carattere della parola biblica per cui ? necessario rimuovere tutte le difficolt? pratiche che inducono a una lettura privata durante la proclamazione, snaturando la proclamazione stessa, svalutando la funzione del lettore, isolando il fedele dall?assemblea, estraniandolo dal dialogo diretto che Dio instaura con il suo popolo.

?4. SECONDA PARTE DELLE PREMESSE

E? dedicata alla "struttura e ordinamento delle letture della Messa", molto diffusa, minuziosa e non priva di indicazioni tecniche, ma con spiccata finalit? pastorale. Cercheremo di rispondere ad alcuni interrogativi e di sottolineare qualche aspetto di particolare utilit? pastorale.

- A - Interrogativi

1 - Il primo riguarda l'opportunit? di un ordinamento di letture precostituito e fissoche "taglia" in tanti brani il testo biblico e condiziona o ingabbia le assemblee celebranti, anzich? proporre il libro proprio della Bibbia e lasciare libert? allo Spirito e ai singoli pastori di scegliere le pagine in ragione delle circostanze e situazioni proprie delle assemblee.

E? vero che la Bibbia integrale ? stata per molti secoli il libro usato nella celebrazione e che almeno il ripristino del libro dei Vangeli, per gli onori di cui ? oggetto, sembra auspicabile, ma esigenze ovvie di ordine pratico portarono prima all?elenco dei brani e poi alla loro raccolta in singoli libri, e infine al loro inserimento nel messale. Un ritorno ai lezionari ? apparso indispensabile; la proposta di un ritorno al libro della Bibbia ? sembrato impraticabile per tutti.

Un ordinamento fisso di letture, a preferenza di una lettura integrale e di libera scelta, ? un dato comune alla sinagoga e alla universale tradizione cristiana, un?eredit? che non sarebbe stato da saggi abbandonare. Esso consente per un verso di ovviare a spiacevoli arb?tri, a scelte soggettive e a responsabilit? troppo gravose per i singoli presidenti e, per altro verso, di aprire i tesori della Scrittura, di proporre le parti pi? importanti da conoscere, capaci di nutrire la fede dei cristiani, tenendo conto delle varie celebrazioni. La Bibbia non ? presentata come libro da studio, ma come parola da accogliere e da collocare in un preciso contesto liturgico, nella memoria attuale degli eventi salvifici.

2 - Il secondo interrogativo riguarda l?opportunit? di partire dalle esigenze attuali (tematiche proprie del nostro tempo, quali la giustizia, la fame, la libert?, la pace, la riconciliazione, la non-violenza, ecc. o richieste dalle situazioni delle singole assemblee per una loro organica formazione) anzich? attenersi al quadro storico-biblico, a situazioni del passato. Pur ammettendo una larga possibilit? di scelta, specie in particolari circostanze, i Praenotanda ricordano che l?azione liturgica non ? per se stessa una forma particolare di catechesi, che i pastori hanno il dovere di essere banditori di tutto il Mistero di Cristo e del suo vangelo, che il popolo di Dio ha un suo diritto spirituale a ricevere con abbondanza il tesoro della parola di Dio, che l?attuale disposizione offre ai fedeli una panoramica di tutta la parola di Dio, che intercorre un legame continuativo tra la storia della salvezza e la celebrazione liturgica, che un identico ordinamento consente a tutti i fedeli di ascoltare ovunque la medesima parola e meditarla nella sua applicazione.

Due esigenze primarie quindi sono state rispettate: il rispetto per il carattere storico della Bibbia e il criterio della lettura semicontinua. La Bibbia non ? un insieme di frasi, di immagini, di dottrine ma un?esperienza viva legata a luoghi, tempi, persone, momenti precisi una storia, un?esperienza vissuta e interpretata da testimoni.

Il rispetto per i fedeli che hanno il diritto a una conoscenza completa ed organica della Scrittura, senza riduzioni e strumentalizzazioni, per favorire la maturazione di una fede adulta. D?altra parte non si pu? dimenticare che quella storia salvifica ? ora oggetto della nostra celebrazione, che Dio prende sempre per primo l?iniziativa di rivolgerci la sua parola, che la Bibbia non ? un repertorio cui si ricorre per risolvere le nostre questioni, ma una vicenda normativa che illumina e giudica e trasforma la nostra vita.

- B - Criteri di scelta delle Letture

Il Lezionario delle domeniche e feste, oggetto del maggiore impegno in quanto destinato alla maggioranza dei fedeli con il proposito di offrire loro le parti pi? importanti della Scrittura, si caratterizza per tre criteri:

1 - Scelta di tre Letture: ? stata dettata non tanto da un ritorno all?antica tradizione perfino romana, quanto dal desiderio di mettere in luce l?unit? dei due Testamenti e la continuit? della storia salvifica: annunciata e abbozzata nell?Antico testamento essa raggiunge la realizzazione nella Pasqua di Cristo e, mediante la predicazione apostolica, tutte le generazioni umane. Era il solo modo per far conoscere a tutti i fedeli un certo numero di testi fondamentali nell?Antico testamento cui fa riferimento il Nuovo Testamento alla luce del quale vengono letti. Non era ammissibile ridurre la Bibbia a una sola parte, essendo tutta intera parola di Dio e risultando incomprensibile l?azione salvifica avulsa dal suo svolgimento storico e contesto logico.

2 - Scelta del Ciclo triennale: l?indeterminatezza del Concilio sul numero di anni nei quali si dovevano offrire "le parti pi? importanti" della Scrittura" fu risolta scartando un ciclo biennale perch? insufficiente e il ciclo quadriennale perch? eccessivo. Con la soluzione di un ciclo triennale si ? offerta la possibilit? di una lettura quasi integrale del Nuovo testamento (per ogni anno uno dei Vangeli sinottici) e buona parte dell?Antico testamento.

3 - Rapporto tra le Letture: pi? delicato, con implicazioni di ordine biblico e catechetico, il rapporto tra le varie letture che ? stato risolto in base a due criteri: la concordanza tematica e la lettura semicontinua. Il criterio della concordanza tematica ? stato adottato tra la lettura anticotestamentaria e il Vangelo e, nei tempi forti di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua tra le varie Letture delle Messe. Una concordanza non artificiosa o arbitraria ma che trova riscontro negli insegnamenti e nei fatti relativi tra loro nei due Testamenti. Invece per le domeniche del tempo ordinario, mentre la prima lettura ? in accordo con il Vangelo, la seconda lettura ? scelta secondo il criterio della lettura semicontinua, il libro viene letto di seguito per varie domeniche, con l?omissione di quei brani con interesse meno evidente o di particolare difficolt?. Cosicch? in queste domeniche si hanno due linee, una orizzontale tra la lettura anticotestamentaria e il Vangelo, e una verticale per la lettura dell?Apostolo.

Al di sopra di tutto sta il fatto che l?unit? si ha in Cristo, termine e compimento della Scrittura, il cui mistero pasquale ? attualizzato in ogni celebrazione. Gli accostamenti artificiosi oggi non soddisfano n? le esigenze della cultura biblica n? della sana teologia, n? tantomeno della liturgia per cui non dovrebbero trovare credito assoluto nell?omelia, la quale non ? obbligata a comporre in unit? tutte le letture. Nelle domeniche ordinarie si pu? scegliere fra la lettura dell?Apostolo e le due dell?Antico Testamento e del Vangelo. Il rapporto tra queste ? reso possibile e visibile dai titoli posti all?inizio che costituiscono in ogni caso la chiave di lettura e di interpretazione, l?angolatura che nella celebrazione si intende mettere in evidenza. Per cogliere il tema dominante proposto dal lezionario occorrer? partire dal brano evangelico che ? la scelta primaria, facendo attenzione al titolo che la precede, quindi passare alla lettura veterotestamentaria, di cui ancora il titolo indica l?aspetto particolare infine, nei tempi forti, si proceder? al messaggio proprio e integrativo della seconda lettura.

Il problema per l?uso pastorale del lezionario domenicale sembra esaurirsi nel rapporto tra le letture ai fini di una efficace predicazione omiletica. Il problema esiste ma non conviene esasperarlo. L?omelia ? un momento in cui la parola viene attualizzata, ma non ? l?unico: essa resta comunque a servizio della parola di Dio proclamata e non viceversa. La parola prosegue il suo cammino e la sua attualizzazione nel contesto celebrativo nella risposta di fede con il canto e la preghiera e nello stesso rito sacramentale o mistero celebrato. La presenza della parola nella celebrazione non ha come scopo esclusivo il commento omiletico: ? e rimane finalizzata all?intera celebrazione, ? scelta e intimamente collegata al mistero di Cristo celebrato nel rito, d? senso e verit? alla celebrazione. E? l?hodie (l?oggi) del mistero di Cristo che gli conferisce forza, attualit? e pienezza di significato.

- C - Lezionario feriale

Le osservazioni circa il retto uso del Lezionario domenicale valgono anche per il lezionario feriale e per le celebrazioni dei santi, sia pure in modo meno accentuato. Il Lezionario feriale, proposto per i fedeli che partecipano quotidianamente all?Eucaristia, allo scopo di arricchire la fede, segue un diverso ed autonomo ordinamento che completa quello festivo: un ordinamento annuale per il vangelo, biennale per la prima lettura nel tempo ordinario; un ordinamento proprio per i tempi forti: la concordanza tematica quindi si realizza solo in questi tempi forti, in nessun caso per gli altri giorni feriali.

- D - Scelta delle Letture in forma libera

Non ? prevista, salvo casi eccezionali, per le domeniche per non snaturare il carattere di un tempo liturgico e per non interrompere la lettura semicontinua di un libro. Non ? consentita ugualmente per i giorni feriali allo scopo di non spezzare l?ordinamento quotidiano dei testi e rendere pi? difficile la comprensione.

Ma il "sacerdote che celebra con il popolo deve anzitutto preoccuparsi del bene spirituale dei fedeli, evitando di imporre loro i propri gusti. Soprattutto cerchi di non omettere troppo spesso e senza motivo sufficiente le letture assegnate per i singoli giorni dal Lezionario feriale: la Chiesa infatti desidera che venga offerta ai fedeli una mensa pi? abbondante della parola di Dio".



4. CONCLUSIONE

Una mensa pi? abbondante della Parola di Dio ecco lo scopo primario del Lezionario.

 Pi? abbondante ma proposta in forma graduale, ordinata e organica, tenendo conto delle capacit? di recezione da parte dei fedeli e della loro partecipazione pi? o meno regolare all?eucaristia.

Scelta ordinata sempre con esplicito riferimento ai vari aspetti e tempi liturgici dell?unico mistero di Cristo celebrato.

Un ordinamento che per? intende n? mutilare n? mortificare l?unit? e l?integrit? del libro della Parola di Dio ma piuttosto accoglierlo nella sua valenza letteraria e di fede.

Su questi tre pilastri ? stato costruito l?ordinamento delle letture, su di essi deve fondarsi l?uso pastorale del medesimo

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IL BENEDIZIONALE


Il 31 maggio 1984 ? stato promulgato il Liber de benedictionibus la cui edizione italiana ? stata confermata dalla Congregazione per la disciplina dei Sacramenti ed il Culto divino il 9 giugno 1992. Tale volume era da molto tempo atteso sia dai pastori d'anime che dai fedeli.

La prima cosa che richiama l'attenzione ? un chiaro riferimento alla teologia biblica e liturgica della benedizione (berakah, eulogia, eucharistia). Viene subito presentata la benedizione di Dio per gli uomini realizzata attraverso la storia della salvezza. Il punto di partenza ? Dio, fonte di benedizione e benedetto sopra tutte le cose. Nella pienezza del tempo il Padre mand? a noi il suo Figlio, che ? la sua massima benedizione per gli uomini ed appare nel Vangelo in atto di benedire i fratelli, specialmente i pi? piccoli; don? poi, come compimento delle sue benedizioni, lo Spirito Santo. Tutto questo si ? andato concretizzando lungo la storia della salvezza avendo il suo inizio nell'alleanza con il popolo eletto, segno e sacramento della benedizione di Dio per il mondo (cfr. Praenotanda n. 1-5).

"Quando Dio o direttamente o per mezzo di altri benedice, sempre viene assicurato il suo aiuto, annunziata la sua grazia, proclamata la sua fedelt? all'alleanza sancita. E quando sono gli uomini a benedire, essi lodano Dio ed inneggiano alla sua bont? e misericordia" (cfr. Praenotanda n. 6).

Il centro del nuovo benedizionale ? la persona e questa svolta antropologica ? una novit? rispetto al benedizionale precedente. I riti di benedizione vengono intesi come realizzazione visibile della presenza salvatrice di Dio in tutte le realt? del mondo e della mediazione ecclesiale di questa presenza salvatrice. Ecco perch? la benedizione divina ? un'azione liturgica con i suoi elementi classici (saluto - liturgia della parola - benedizione - conclusione) e si proibisce di ridurla ad un semplice segno esterno ( specialmente ad un segno di croce) senza nessuna proclamazione della Parola di Dio o senza un'orazione; questo per evitare il pericolo di ridurre il tutto ad un gesto puramente superstizioso e senza la partecipazione dei fedeli (Praenotanda n. 27).

La celebrazione tipica della benedizione presenta le due parti principali: la prima ? la proclamazione della parola di Dio, la seconda la lode della bont? di Dio e l'implorazione del suo aiuto. La celebrazione ? di norma completata da brevi riti di apertura e di conclusione. La prima parte ha lo scopo di caratterizzare la benedizione come vero segno sacro, che attinge senso ed efficacia dalla Proclamazione della Parola di Dio. La seconda parte consta di riti e di preghiere al fine di suscitare nei presenti la lode di Dio e l'implorare il suo aiuto per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo. Elemento centrale di questa parte ? la formula di benedizione, o preghiera della Chiesa, spesso accompagnata da un segno particolare. I segni visibili che spesso accompagnano le orazioni hanno specialmente lo scopo di richiamare alla mente le azioni salvifiche del Signore, di mettere in rilievo una specifica connessione con i pi? importanti sacramenti della Chiesa, di alimentare quindi la fede dei presenti e suscitare in loro un'attenta partecipazione al rito. I segni pi? usuali sono quelli di estendere o innalzare o congiungere o imporre le mani; il segno di croce; l'aspersione con dell'acqua benedetta e l'incensazione (cfr. Praenotanda n. 20-26).

"La Chiesa vuole che la celebrazione di una benedizione torni veramente a lode ed esaltazione di Dio e sia ordinata al profitto spirituale del suo popolo. E perch? questa finalit? risulti pi? evidente, per antica tradizione le formule di benedizione hanno soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni, chiedere i suoi favori e sconfiggere il potere del maligno nel mondo... Talvolta la Chiesa benedice anche le cose e i lughi che si riferiscono all'attivit? umana, alla vita liturgica, alla piet? e alla devozione, sempre per? tenendo presenti gli uomini che usano quelle determinate cose e operano in quei determinati luoghi. L'uomo infatti, per il quale Dio ha voluto e fatto tutto ci? che vi ? di buono, ? il depositario della sua sapienza e con i riti di benedizione attesta di servirsi delle cose create, in modo che il loro uso lo porti a cercare Dio, ad amare Dio, a servire fedelmente Dio solo" (Praenotanda n. 11-12).

Quindi, la celebrazione della benedizione costituisce, per la comunit? cristiana riunita, un dono di grazia del Padre ?fonte e origine di tutte le benedizioni? (Praenotanda n. 1) che, per mezzo di suo Figlio Ges? Cristo (cfr. Praenotanda n. 2-3), nello Spirito Santo (Praenotanda n. 4) e attraverso il ministero della Chiesa (Praenotanda n. 8-9), benedice l?uomo (Praenotanda n. 2). Questo movimento discendente ha nella celebrazione della benedizione non solo il suo punto di inizio ma anche il suo punto di arrivo: Dio dona la sua benedizione comunicando la sua bont?. Gli uomini benedicono Dio proclamando le sue lodi, rendendo a lui grazie, tributandogli il culto e l?ossequio della loro devozione; quando poi benedicono le persone, invocano l?aiuto di Dio sui singoli e su coloro che sono riuniti in assemblea. La celebrazione della benedizione arriva al Padre attraverso la lode, l?azione di grazie e l?adorazione, per mezzo di Cristo e nello Spirito Santo, producendo cos? la benedizione ascendente che chiude il cerchio della divina economia della salvezza.

Le benedizioni della Chiesa sono azioni liturgiche; pertanto la celebrazione comunitaria che ? talvolta richiesta, meglio risponde all?indole ella preghiera liturgica. Per le benedizioni di maggiore importanza che riguardano la Chiesa locale ? bene che si riunisca la comunit? diocesana o parrocchiale, sotto la presidenza del Vescovo o del parroco. Conviene per? che anche nelle altre benedizioni siano presenti dei fedeli: ci? che si compie per un gruppo, rifluisce in qualche modo su tutta la comunit?. Il ministero della celebrazione si collega a un esercizio particolare del sacerdozio di Cristo; in base quindi alla posizione e all?ufficio proprio di ciascuno nel ambito del popolo di Dio, questo ministero viene cos? esercitato:

- al Vescovo spetta presiedere specialmente quelle celebrazioni che riguardano tutta la comunit? diocesana e che si svolgono con particolare solennit? e con grande concorso di popolo;

- ai presbiteri, come richiede la natura del loro servizio verso il popolo di Dio, spetta presiedere le benedizioni, specialmente quelle che riguardano la comunit? al cui servizio essi sono dedicati;

- ai diaconi, quali aiutanti del vescovo e del suo presbiterio come ministri della Parola, dell?Altare e della Carit?, spetta presiedere alcune celebrazioni, come indicato a suo luogo. Tutte le volte che ? presente un presbitero, ? pi? opportuno che proprio a lui venga affidato il compito di presiedere: il diacono gli prester? servizio, esercitando nell?azione liturgica le proprie mansioni;

- agli accoliti e ai lettori, che in base alla loro istituzione svolgono nella Chiesa un ufficio particolare, viene giustamente conferita, a giudizio dell?Ordinario del luogo, la facolt? di impartire di diritto, a preferenza degli altri laici, alcune benedizioni;

- anche altri laici, uomini e donne, in forza del sacerdozio comune, di cui sono stati insigniti nel Battesimo e nella Confermazione, a determinate condizioni e a giudizio dell?Ordinario del luogo, possono celebrare alcune benedizioni con il rito e il formulario previsto.

Dopo la parte generale (comprendente le premesse), il nuovo Benedizionale ? strutturato in cinque grandi parti:

Parte I: Benedizioni delle persone divisa in due sezioni:

- sezione prima: la comunit?;

- sezione seconda: la comunit? familiare.

Parte II: Benedizione per le dimore e le attivit? dell?uomo divisa in tre sezioni:

- sezione prima: le case e gli ambienti di lavoro;

- sezione seconda: gli impianti e gli strumenti tecnici;

- sezione terza: la terra e i suoi frutti.

Parte III: Benedizione dei luoghi, arredi e suppellettili.

Parte IV: Benedizione riguardanti la devozione popolare.

Parte V: Benedizioni per diverse circostanze.

Il libro si conclude con un?appendice, un lezionario, preghiere e canti, testi latini e benedizioni delle persone in forma breve.